22 APR -
Gentile Direttore, la ringrazio per aver meritoriamente reso disponibile il “Manifesto dei medici italiani: ecco tutte le 20 richieste per cambiare la sanità e la professione” ed il resoconto della conferenza sulla “questione medica” del 21 aprile. Pur con diversi aspetti condivisibili, a partire dalla lotta alle disuguaglianze e alla tutela dei curanti, è palese la volontà di riaffermare il centralismo medico e l’interposizione rispetto a qualsiasi modifica nel sistema di relazioni tra le professioni sanitarie.
Da una lettura iniziale, voglio sottolineare - andando un po’ sopra le righe - alcuni tra i tanti punti del manifesto:
Scrivere “Assicurare il benessere psicofisico di tutti i medici garantendo un numero adeguato di personale sanitario e amministrativo, ad esempio per la Medicina generale, prevedendo un aumento del Fondo aziendale dei fattori produttivi di cui all’art.47 lettera d) ACN”, così come posto, pone qualche dubbio interpretativo.
La giustificazione non è, come ci si attenderebbe, la qualità delle cure, la sicurezza dei pazienti, e il voler operare in team multidisciplinari per assicurare un approccio olistico alla salute.
No! È “assicurare il benessere psicofisico di tutti i medici” attraverso più sanitari e più amministrativi.
In aggiunta, si evidenzia, dalla lettura complessiva, il mantenimento di visione “ancillare” delle altre professioni sanitarie, oltre alla poca “fiducia” rispetto alla digitalizzazione, per quel che attiene gli amministrativi.
Non meno consueta appare l’ennesima richiesta di costituire “Tavoli” ed “Osservatori”. Non saranno già troppi? E poi sempre più spesso con le stesse rappresentanze e molte volte con le stesse cariche/figure.
La necessità di questo nuovo “tavolo” viene indicata per:
-“ valorizzare il ruolo sociale del medico anche attraverso provvedimenti normativi;
-“ assicurare maggiore incisività alla Professione medica nella governance del SSN;
-“ salvaguardare l’autonomia professionale;
-“ tutelare l’atto medico nei processi di Telemedicina.
Valorizzare? Atto medico nella telemedicina? Autonomia professionale? Maggiore incisività nella Governance?
Se i dati non mentono, oltre all’appesantimento burocratico richiesto, in Italia i medici “governano” anche troppo: i medici sono tutti “Dirigenti” e tutto è fin troppo “medicalizzato”: nelle aree di gestione strategica e clinica, in Parlamento, nelle Regioni, nelle Università dove “governano” [impropriamente] anche le altre professioni.
Allo stesso tempo, obiettivamente, difficoltà in aree delineate dovute alla generale contrazione economica ed errori di programmazione, per alcune specializzazioni mediche, sono di tutta evidenza.
Tuttavia, gli infermieri sono messi decisamente peggio in termini organici e di peso strategico. Anche in Italia la carenza infermieristica è drammatica: siamo ai limiti della sostenibilità di sistema.
Mancano oltre 100.000 infermieri secondo stime ottimistiche di comparazione.
Il Ministro Speranza, presente alla divulgazione del Manifesto sulla carenza di medici ha dichiarato che “Per il personale medico avremo difficoltà per i prossimi 2-3 anni ma poi, grazie agli investimenti messi in campo e alle borse di specializzazione medica finanziate arrivate a oltre 17mila, la situazione cambierà. Il problema è come gestire i prossimi 2-3 anni e ci stiamo lavorando, per trovare soluzioni immediate: su questo, penso anche ad un utilizzo straordinario degli specializzandi, che abbiamo iniziato a fare ma che va rafforzato”.
Nel ringraziare il Sig. Ministro, allo stesso tempo, insieme all’utilizzo straordinario degli specializzandi, potrebbe ipotizzare un piano straordinario per avere ancora più posti per studenti nelle Università e docenti infermieri? di agire per avere più attrattività per la professione infermieristica? Di far operare al massimo del loro potenziale gli infermieri? Di valorizzare le competenze specialistiche ed avanzate, con prescrizione, in linea con quanto avviene in oltre 70 Paesi al mondo? Di evitare le fughe in avanti delle Regioni che svalutano la funzione infermieristica?
Un’altra area del manifesto è legata al ruolo stesso degli Ordini Professionali come palesato.
Tutti i diversi Ordini professionali sembrano - in continuità - esondare, verso funzioni “rappresentanza” tipiche e proprie delle libere Associazioni/Società Scientifiche e dei Sindacati. Questo manifesto ne è l’ennesima dimostrazione, su carta intestata della Federazione degli Ordini e con la firma congiunta dai Sindacati.
Per esempio, quali “Enti pubblici non economici che agiscono come “organi sussidiari dello Stato”, al fine di tutelare gli “interessi pubblici”, garantiti dall'ordinamento, connessi all'esercizio professionale” (principalmente tenuta albo/deontologia e azioni disciplinari collegate), gli Ordini hanno provveduto, secondo norma, alla sospensione di migliaia di sanitari, sull’obbligo vaccinale o su altri aspetti disciplinari di competenza o in futuro, come ipotesi, agiranno rispetto agli adempimenti ECM. Il legame con lo Stato è di tutta evidenza e scritto nelle norme.
Allo stesso tempo, i medesimi Ordini appaiano quindi “di governo” per taluni aspetti e “di lotta” e “sulle barricate” per difendere “i diritti” della professione di riferimento, come in questo caso.
Siamo davvero certi che è questo il ruolo degli Ordini come Enti pubblici e organi sussidiari dello Stato?
Con riforme e scelte coraggiose, in conclusione, appare necessario, uscire dalle “questione medica” e dal centralismo/dominanza medica, ed operare per garantire davvero la salute ai cittadini e alla nostra società sempre più longeva e con tante cronicità, nell’ampia ed integrata visione socio-sanitaria che, da sempre, avrebbe dovuto caratterizzare il nostro SSN.
Il nostro Paese, potrebbe finalmente dimostrare che si può andare oltre equilibri e “poteri”, in piena sicurezza, senza banalizzare i diversi saperi, ed aderire a quanto indicato dall’OMS nel “Rapporto sullo stato dell'infermieristica nel mondo”, nelle strategie per lo sviluppo dell’infermieristica globale ed europea e nei documenti ICN e EFN, tradotti in italiano dalla CNAI.
Con particolare riguardo alla primary health care, tutti i Paesi vengono sollecitati alla valorizzazione della funzione infermieristica fino al completamento del processo assistenziale con la pratica infermieristica avanzata e autonoma con la prescrizione, a beneficio della salute e con piena soddisfazione e sicurezza, come ampiamente dimostrato in letteratura.
Non si tratta di sostituire, ma di rimuovere talune “barriere artificiali”, che impediscono di offrire migliori cure, assistenza, accessibilità e costi sostenibili per il sistema e i cittadini.
Walter De Caro
Presidente Nazionale CNAI-Consociazione Nazionale Associazioni Infermiere/i
22 aprile 2022
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