Roma, 13 maggio 2024. Pochi giorni fa è stato pubblicato dal Ministero dell’Università il decreto per la definizione dei nuovi gruppi scientifico-disciplinari, (vedi qui), come previsto dalla Legge 79/2022 (che va a modificare l’art. 15 della legge 240/2010). Sembra si sia così finalizzata la proposta complessiva del CUN volta a “intervenire sui nuovi Gruppi scientifico-disciplinari secondo criteri di affinità e attinenza scientifica, formativa e culturale”:
Vale bene ribadire, che i gruppi scientifico disciplinari (GSD) e i discendenti settori scientifico-disciplinari SSD), come indicato da tanti esperti, sono un espediente burocratico-amministrativo – dei binari imposti - nati per espletare i concorsi universitari.
Già da tempo si dibatte circa la necessità di superamento, perché per come sviluppati - non sono in grado recepire pienamente le innovazioni della realtà operativa, delle discipline e della pratica professionale, basti pensare alle aree di intersezione, alle innovazioni della tecnologia e all’interdisciplinarietà di saperi.
Nello specifico, il processo di manutenzione che questo decreto ha portato avanti, ha visto la creazione del nuovo SSD MEDS-24/C Scienze infermieristiche generali, cliniche, pediatriche e ostetrico ginecologiche e neonatali che ha visto unire il MED/45 Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche, con il MED/47 Scienze infermieristiche ostetrico-ginecologiche (di certo, anche per lo scarso peso numerico della presenza ostetrica (4 ricercatori/docenti).
L'auspicio, da sempre, è avere più settori per le Scienze infermieristiche - come avviene in molte altre realtà e per tante discipline (psicologia, ad esempio) non l'integrazione nel nostro settore di discipline - non sovrapponibili - in un unico settore.
La nuova declaratori - sempre nel medesimo raggruppamento precedente con Igiene e con Statistica sanitaria - prevede che
“Il settore si interessa dell'attività scientifica e didattico-formativa, nonché dell'attività assistenziale a essa congrua nel campo dell’infermieristica generale, dell’infermieristica pediatrica e neonatale, dell’infermieristica clinica di comunità e delle cure primarie, nonché dell’infermieristica clinica in ambito medico, chirurgico, dell’urgenza/emergenza e dell’area critica, delle cure palliative, della salute mentale con riferimento ai bisogni di assistenza infermieristica delle persone di ogni età, delle famiglie e della comunità.
Altro campo di interesse del settore sono le Scienze infermieristiche ostetrico-ginecologiche e neonatali con specifici ambiti di competenza nell'attività scientifica, didattico-formativa, e assistenziale ad essa congrua nel campo dell’assistenza ostetrico-ginecologica e neonatale preventiva, educativa, curativa, palliativa e riabilitativa nei contesti ospedalieri, territoriali e domiciliari e della metodologia e organizzazione della professione sanitaria ostetrica”.
In questa unione tra settori, appare evidente l’essere stato sviluppato da due “penne” diverse.
Per le ostetriche, è presente l’indicazione dei campi di attività “preventiva, educativa, curativa, palliativa e riabilitativa e dei contesti “ospedalieri, territoriali e domiciliari” e l’interesse circa “la metodologia e organizzazione della professione sanitaria ostetrica”.
Per le scienze infermieristiche invece, si esplicita l’attenzione ai “bisogni” della persona, della famiglia e delle comunità ed appaiono come nuove componenti per l’infermieristica clinica, la parte chirurgica (oltre a quella medica già esistente), dell’urgenza (che si aggiunge a emergenza e dell’area critica già presenti), delle cure palliative, della salute mentale.
Sono spariti, rispetto al precedente settore MED/45 tra i campi di interesse “espliciti”, “la metodologia della ricerca in campo infermieristico”, “la teoria dell'assistenza infermieristica”, e anche “la metodologia e organizzazione della professione.
Questa componente di organizzazione della professione, è per converso presente nella parte dedicata all'ostetricia.
Questo riallineamento appare comunque, in netta controtendenza, rispetto alle aree di interesse della professione delineate dal WHO.
L’infermieristica preventiva e di comunità, diventa dell’infermieristica clinica di comunità e delle cure primarie.
Volendo usare come riferimento il framework inglese del NHS presente sul sito di UK Parlament per comprendere la differenza potremmo immaginare che i servizi di assistenza sanitaria primaria – declinati in questo caso come cure primarie cioè in una visione riparativa della salute, dovrebbero rappresentare il "primo punto di contatto nel sistema sanitario, che agisce come la 'porta d'ingresso' per il paziente. Per le “comunità”, invece nel framework NHS ci si riferisce principalmente nelle case dei cittadini, oltre che negli ospedali di comunità, nelle strutture di assistenza intermedia, nelle cliniche e nelle scuole.
In ogni caso, questa nuova versione del SSD con l’unione tra scienze infermieristiche e scienze ostetriche - specie con queste formulazioni molto differenziate che sembrano guardare al passato – e a discussioni di oltre un ventennio fa - lascia in chi scrive numerose perplessità.
Lascio al lettore, magari commentare in una discussione sicuramente utile alla nostra professione.
Ritengo utile aggiungere al quadro di discussione la prima definizione di assistenza infermieristica (italiana) (disponibile qui) approvata dal Network delle organizzazioni infermieristiche italiane (NOII) che ha ricompreso 17 organizzazioni scientifiche infermieristiche, nello scorso novembre – in consultazione pubblica - che forse poteva aiutare a dare qualche spunto di chiarezza specifica alla declaratoria:
“L’assistenza infermieristica, attraverso l’impiego di principi, teorie, strumenti e metodi della disciplina, è volta a promuovere salute e benessere, compensare e sostenere l’autonomia, responsabilizzare nel prevenire e affrontare la malattia, facilitare la guarigione ed alleviare le sofferenze, in tutte le fasi della vita.
Si realizza nel prendersi cura in modo proattivo dei singoli, delle famiglie e delle comunità, nel loro contesto e nell’ambiente di riferimento, attraverso la relazione, l’impiego del giudizio clinico, la pianificazione, l’attuazione di interventi coerenti dal punto di vista scientifico, etico e culturale e la relativa valutazione.
L’advocacy, la promozione di ambiente sicuri, la giustizia sociale, la digitalizzazione, la ricerca, la partecipazione alla definizione della politica sanitaria, alla gestione dei sistemi sanitari e la formazione sono ulteriori aspetti chiave dell'assistenza infermieristica.
L’assistenza infermieristica è agita in forma autonoma e interdipendente, con livelli differenziati in relazione alla complessità clinico-assistenziale, alla formazione, all’esperienza e in accordo con la normativa che regola l’esercizio professionale.”
In generale, tornado al Decreto, tanti altri aspetti appaiono complicati. Leggendo le declaratorie dei vari settori ad esempio “la gestione del rischio sanitario” fa parte solo del settore MEDS-25/B Medicina del lavoro; “l’etica (medica) e la bioetica” sono presenti solo nei settori della Storia della Medicina e della “Patologia generale”; “la promozione della salute” è citata solo nei settori psicologici. Si potrebbero fare una serie tanti esempi di attività scientifica e didattica-formativa , incapsulate "esplicitamente" in singoli settori e questo sembra porre qualche interrogativo.
Ovviamente, si immagina che poco - muti - nella realtà nel breve periodo. Anche questo dovrebbe far riflettere sull’utilità di tale metodo di incasellamento.
In conclusione tutto questo riassemblamento – sembra un guazzabuglio, suscettibile di molti miglioramenti, scritto senza l’unione di intenti che forse poteva e doveva esserci in generale in tutto il decreto; appare ancora più distante dall’armonia che si sarebbe dovuta sviluppare: alcuni settori concentrano tutto in pochissime parole, altri settori sono molto più esplosi e puntuali.
Il risultato di questo nuovo Decreto sembra proprio - la necessità di dare corpo con rapidità ad una nuova discontinuità di queste modalità di gestione e di queste declaratorie e di stabilire diverse modalità di reclutamento, prendendo le buone pratiche in altri Paesi, volte anche verso interdisciplinarità ed innovazione, per non andare incontro agli spazi di arbitrarietà che forse erano quelli che si volevano manutenere. E bisognerebbe forse anche tenere conto che su oltre 5000 docenti dei corsi di laurea in infermieristica meno del 2% risulta in servizio effettivo presso le Università.
Certamente la questione del reclutamento e della formazione universitaria è cruciale per lo sviluppo della professione. Bisognerebbe trarre il meglio dall'attuale legislazione ed operare per mutarla ancora meglio per il bene delle Università, delle scienze infermieristiche, delle nuove generazioni e della società nel suo complesso.
Walter De Caro
Presidente Nazionale CNAI
Executive Board EFNNMA
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